Racconta il medioevo e lo trovi solo a Ragusa: un arco gotico sopravvissuto al terremoto del 1693

Scopri la storia del Portale di San Giorgio Vecchio a Ragusa: simboli gotici, sopravvivenza al terremoto e storie tramandate nei secoli.

10 settembre 2025 15:00
Racconta il medioevo e lo trovi solo a Ragusa: un arco gotico sopravvissuto al terremoto del 1693  - Foto: I, LeZibou/Wikipedia
Foto: I, LeZibou/Wikipedia
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Nel cuore di Ragusa Ibla, incastonato fra vicoli silenziosi e mura di pietra calcarea, si trova il Portale di San Giorgio Vecchio, un arco che sembra sospeso nel tempo e che rappresenta l’ultimo frammento sopravvissuto dell’antica chiesa di San Giorgio. Questo edificio, un tempo tra i più importanti del centro medievale, crollò quasi completamente durante il devastante terremoto del 1693, un sisma che rase al suolo gran parte della Sicilia sud-orientale e segnò la nascita del celebre barocco ibleo (Wikipedia – Portale di San Giorgio Vecchio).

Il portale, datato al XIV secolo, è considerato uno dei massimi esempi di gotico chiaramontano dell’isola: la sua pietra color miele custodisce decorazioni raffinatissime, tra cui motivi floreali, archi intrecciati e un timpano con scene dell’Apocalisse. A catturare lo sguardo sono le lunette scolpite e le figure mostruose che vegliano ancora sull’arco: draghi, leoni e creature ibride che nel Medioevo avevano una funzione apotropaica, ovvero proteggere i fedeli e scacciare il male. Oggi il portale sorge isolato, circondato da un piccolo giardino, quasi come un monumento muto che ricorda la rinascita barocca della città, ricostruita altrove con la nuova cattedrale di San Giorgio che domina la piazza principale.

Simboli nascosti e l’influenza dei Cavalieri Chiaramonte

Secondo diversi storici, la costruzione del portale fu voluta dalla famiglia Chiaramonte, una delle casate più potenti della Sicilia medievale, che lasciò tracce della propria grandezza in numerosi edifici dell’isola, dai castelli ai conventi (Sicilia in Viaggio). Le decorazioni che lo impreziosiscono non erano semplici elementi artistici: ogni animale scolpito aveva un preciso significato simbolico. I leoni rappresentavano il coraggio e la protezione divina, i draghi incarnavano il male sconfitto dalla fede e i grifoni simboleggiavano la vigilanza celeste.

Dopo il terremoto, quando la città decise di ricostruire in una posizione più sicura, il portale venne lasciato intatto come reliquia del passato e divenne un punto di riferimento per i superstiti. Nel XIX secolo fu ufficialmente dichiarato bene monumentale nazionale, entrando a far parte del patrimonio culturale riconosciuto dello Stato. Oggi è considerato uno dei luoghi più fotografati e iconici di Ragusa, meta di curiosi, storici e turisti che cercano nei suoi rilievi gotici le tracce di un Medioevo siciliano ormai scomparso ma mai dimenticato.

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