Un oratorio millenario nascosto sotto via Bonajuto di Catania: ecco la sorprendente opera

Nel centro di Catania un oratorio bizantino sotterraneo custodisce mosaici, colombe in pietra e leggende sui Bonajuto che pochi conoscono.

10 settembre 2025 12:00
Un oratorio millenario nascosto sotto via Bonajuto di Catania: ecco la sorprendente opera -
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Un oratorio millenario nascosto sotto via Bonajuto

Nel cuore pulsante di Catania, a pochi metri da piazza Università, si apre un cortile discreto: scendendo tre gradini si entra nella Cappella Bonajuto, un minuscolo oratorio bizantino del VI-VII secolo rimasto sepolto dall’innalzamento del suolo barocco dopo il terremoto del 1693. Oggi l’edificio giace quattro metri sotto il livello stradale, incastonato fra palazzi settecenteschi, e racconta una città stratificata in cui il sacro sopravvive al tempo.

Dal dominio di Bisanzio ai mercanti Bonajuto

Costruita quando la Sicilia era provincia dell’Impero d’Oriente, la cappella nacque come diakonikon annesso a un piccolo complesso religioso greco. Con l’arrivo dei Normanni il sito fu inglobato in nuove strutture, fino a quando – nel XIII secolo – passò alla famiglia Bonajuto, ricchi mercanti di origine catalana che ne fecero la loro cappella gentilizia.

Architettura: cupola a spicchi e pietra lavica scolpita

L’interno colpisce per la cupola emisferica suddivisa in otto spicchi – raro esempio di tecnica bizantina in Sicilia orientale – sorretta da quattro arcate in pietra lavica. Le mura sono scandite da nicchie absidate e da una finestrella cruciforme che illuminava l’altare secondo il calendario liturgico greco. Sulle pareti affiorano ancora intonaci policromi che studi recenti datano tra l’XI e il XII secolo.

Dall’altare ortodosso al deposito di vino

Con la progressiva latinizzazione del culto, la cappella perse la funzione liturgica e fu riadattata a magazzino per olio e botti di vino: lungo le pareti sono visibili «scivoli» scavati nella lava per far rotolare le doghe. Solo nel 1935 l’archeologo Guido Libertini ne intuì il valore protobizantino e avviò i primi scavi; ulteriori restauri negli anni ’90 hanno restituito l’originario fascino spirituale.

Un gioiello dimenticato dal turismo di massa

Malgrado la sua unicità, la Cappella Bonajuto resta fuori dai circuiti turistici tradizionali: pochi catanesi sanno che l’oratorio è visitabile su prenotazione presso l’associazione che ne cura la tutela. Entrarvi significa attraversare quindici secoli di storia in dieci metri quadrati, respirando il profumo umido della pietra che ha visto passare bizantini, normanni, aragonesi e borbonici.

Simboli greci, leggende arabe e memorie familiari

Sugli stipiti si leggono ancora croci patente e lettere dell’alfabeto greco; un fregio marmoreo riporta la sigla IC XC (“Gesù Cristo”) tipica dell’iconografia orientale. Secondo una tradizione ottocentesca, durante la dominazione araba l’oratorio avrebbe ospitato una piccola madrasa segreta; fonti archivistiche confermano invece l’uso come cripta funeraria dei Bonajuto fino al XV secolo.

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