Il borgo che nacque dal nulla e divenne simbolo di tenacia nel cuore di Sicilia

Nel cuore dell’entroterra ennese, tra colline dorate e strade dimenticate, si nasconde un luogo che non esisteva fino a pochi secoli fa: Villapriolo.
Un nome che suona come una promessa e che, in realtà, racconta una delle storie più incredibili della Sicilia interna — quella di un borgo nato dal sogno di un marchese e cresciuto in mezzo alle difficoltà, fino a diventare un piccolo miracolo di resistenza e identità rurale.

La nascita di un paese “inventato”

La storia di Villapriolo inizia nel XVIII secolo, quando il marchese Francesco del Castillo, signore di Villarosa, decise di fondare un nuovo insediamento nel suo feudo.
L’obiettivo era quello di dare una casa e un futuro ai contadini della zona, che fino ad allora vivevano sparsi tra masserie e campagne.
Così nacque un villaggio “modellato” sul desiderio di prosperità agricola, costruito attorno a una piazza centrale e a una chiesa, dedicata a San Giuseppe, che divenne il cuore spirituale della comunità.
Villapriolo si sviluppò lentamente, tra carestie, emigrazioni e sogni di riscatto. Ma la sua gente, radicata nella terra e nelle tradizioni, non smise mai di credere nella propria identità.

Un borgo dove il tempo sembra essersi fermato

Ancora oggi, passeggiando tra le sue vie, si percepisce l’atmosfera sospesa di un’altra epoca. Le case basse in pietra, i balconi in ferro battuto e le stradine silenziose raccontano la semplicità della vita contadina di un tempo.
Villapriolo è noto anche per le sue tradizioni religiose, in particolare la festa di San Giuseppe, durante la quale le famiglie preparano i celebri “altari” colmi di pane, dolci e simboli sacri. È una delle espressioni più autentiche della devozione popolare siciliana, tramandata di generazione in generazione.