In pochi conoscono questa storia: la necropoli di Realmese e l'incredibile vicenda che non conosci
Esplora la Necropoli di Realmese: 288 tombe rupestri con corredi in ambra, testimonianze di élite e commerci in età arcaica.

La necropoli rupestre che racconta la Sicilia antica
Nel cuore più autentico della Sicilia, a pochi chilometri da Calascibetta, in provincia di Enna, si cela un luogo tanto silenzioso quanto potente: la necropoli di Realmese, uno dei più affascinanti siti funerari dell’Età del Ferro. Situata lungo le pendici del Cozzo San Giuseppe, la necropoli fu scoperta tra il 1949 e il 1950 dal celebre archeologo Luigi Bernabò Brea. Le sue ricerche portarono alla luce ben 288 tombe a grotticella artificiale, scolpite nella parete calcarea e perfettamente integrate nel paesaggio collinare.
Questa necropoli si sviluppò in due principali fasi costruttive: la prima datata al IX secolo a.C., la seconda al VI secolo a.C., mostrando una lunga continuità di culto e sepoltura. Le tombe, di forma ovale o circolare, si ispirano al modello “a grotticella”, lo stesso utilizzato a Pantalica, in provincia di Siracusa, suggerendo forti legami culturali tra le popolazioni dell’entroterra e quelle della costa orientale. Questo stile non è casuale: simboleggia un ritorno simbolico nel grembo della terra, tra riti e credenze legate all’aldilà.
Corredi d’ambra e misteri di civiltà perdute
Le campagne di scavo, condotte per decenni, hanno restituito veri tesori preistorici, oggi conservati presso il prestigioso Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi di Siracusa. Tra questi, spiccano ceramiche decorate, fibule in bronzo, lame di coltello, anelli, e soprattutto oggetti in ambra, una resina fossile che arriva dal Baltico e che testimonia gli scambi commerciali lunghissimi e inaspettati per l’epoca.
La presenza dell’ambra è una delle curiosità più sorprendenti: queste gemme preistoriche, ritrovate accanto ai defunti, erano considerate amuleti protettivi o status symbol. È noto che l’ambra veniva barattata attraverso rotte marittime e fluviali, arrivando fino in Sicilia dalla zona del mar Baltico attraverso una “via dell’ambra” ancora in parte misteriosa.
Questo dato rafforza l’ipotesi che la Sicilia non fosse un’isola isolata, ma crocevia culturale e commerciale del Mediterraneo, anche in epoca protostorica. Realmese, quindi, non è solo un cimitero antico: è la testimonianza materiale di una civiltà connessa, evoluta e ricca di significati simbolici e commerciali.
Tra la roccia e il vento, un viaggio nel tempo
Visitare oggi la necropoli di Realmese è un’esperienza autentica e accessibile. Il sito è raggiungibile in auto da Calascibetta, lungo la SS121 o l’A19, con segnaletica stradale ben visibile. Il luogo è incastonato in una parete rocciosa che domina un paesaggio rurale fatto di colline brulle, silenzi profondi e natura incontaminata.
Un sentiero ben tracciato accompagna il visitatore lungo le decine di aperture tombali. Alcune grotticelle sono disposte a gruppi, altre isolate: ogni tomba ha una propria storia da raccontare, incisa nella pietra. Camminare qui significa entrare in contatto con millenni di memoria: percepirai la potenza simbolica del luogo, il silenzio sacro che lo avvolge, il vento che attraversa le aperture tombali come un canto antico.
Realmese non è solo archeologia. È un luogo di ascolto, un incontro con la spiritualità arcaica dei primi Siciliani. È una meditazione immersiva tra pietra, vento e mistero. È, semplicemente, un viaggio nel tempo.