Il paradiso nascosto dei Nebrodi: il monte tra laghetti e faggete

Monte Sambughetti: faggete estreme, laghetti d’alta quota, neve millenaria e grotte segrete tra Nebrodi e Madonie.

A cura di Paolo Privitera
05 settembre 2025 18:00
Il paradiso nascosto dei Nebrodi: il monte tra laghetti e faggete - Foto: Mario Cefalù/Wikiloc
Foto: Mario Cefalù/Wikiloc
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Un balcone naturale a 1 559 metri

Sospeso tra i Monti Nebrodi e le Madonie, Monte Sambughetti (1 559 m) rappresenta il cuore incontaminato della Riserva naturale orientata Sambughetti‑Campanito, istituita nel 2000 per proteggere oltre 2 300 ettari di tesori naturalistici. Si tratta di una delle aree più selvagge e suggestive della Sicilia interna, dove boschi fittissimi, pascoli incontaminati e specchi d’acqua si alternano a strapiombi, creste rocciose e radure erbose. Il monte è composto prevalentemente da argille scagliose e arenarie quarzose, che ne modellano il profilo tondeggiante ma impervio. Una delle sue unicità assolute è la presenza della faggeta più meridionale d’Europa, con alberi secolari che raggiungono anche 20 metri di altezza, accanto a sughere, querce cerro, ornielli e aceri montani che crescono a quote insolitamente alte, sopra i 1 400 m, generando un microclima raro per la latitudine.

Dalla cima del Sambughetti, nelle giornate limpide, si gode un colpo d’occhio mozzafiato: l’Etna innevato, i profili maestosi delle Madonie, il Mar Tirreno, la valle di Nicosia e il borgo rupestre di Sperlinga, noto per il suo castello scavato nella roccia. Durante l’inverno, il monte si ricopre di neve compatta che permane anche per mesi, trasformando il paesaggio in una sorta di Alpi siciliane. La sua posizione centrale e isolata, unita alla varietà biologica, ne fa anche un punto strategico per l’osservazione degli uccelli migratori e delle correnti atmosferiche che attraversano la dorsale settentrionale dell’isola.

Laghetti, grotte e antichi nevaioli

Alla base della vetta, in un’area pianeggiante incastonata tra boschi e crinali, si trovano i suggestivi laghetti del Campanito: tre specchi d’acqua d’origine naturale, alimentati da infiltrazioni e piogge, che si sono formati a causa di depressioni argillose impermeabili. Attorno ai laghi prosperano canne palustri, salici bianchi, pioppi tremuli e giunchi, che attirano folaghe, tartarughe palustri endemiche, aironi e anfibi protetti. Le acque, seppur fredde, sono un habitat delicato che contribuisce alla ricchezza faunistica della riserva.

Tra i sentieri ben tracciati si incontra la Grotta dei Nivaruli, un’antica cavità naturale usata fino all’Ottocento dai raccoglitori di neve che vi immagazzinavano ghiaccio per poi venderlo nei mercati di Enna, Nicosia e persino Palermo. Nei pressi si possono ancora osservare i cerchi in pietra, chiamati neviere, in cui la neve veniva compressa e coperta con foglie per conservarla fino all’estate. Queste strutture raccontano un capitolo dimenticato dell’economia montana siciliana, fatto di fatica, silenzio e artigianato del freddo. Oggi la zona è meta prediletta di naturalisti, fotografi e fungaioli, attratti dalla presenza di specie rare come la cincia bigia di Sicilia, il picchio rosso maggiore, licheni alpini e ciclamini spontanei che punteggiano il sottobosco tra ottobre e novembre.

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